Fausto Vitaliano racconta “La sabbia brucia”

Scritto da Laura Argelati
Intervista Fausto Vitaliano

Il ritorno del maresciallo Gori Misticò nel suo paese d’origine San Telesforo Jonico, dove la permanenza si rivelerà tutt’altro che piatta e noiosa.

“La sabbia brucia” edito da Bompiani e pubblicato a giugno 2021 è il nuovo libro di Fausto Vitaliano.

Nato in Calabria, ma residente a Milano praticamente da sempre, ha lavorato per radio, tv e giornali, sceneggia fumetti e cartoni animati, ha pubblicato storie a fumetti e romanzi, tra cui le indagini di Gregorio Misticò “La mezzaluna di sabbia” e “La sabbia brucia”.

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Gregorio Misticò, detto Gori, ha trascorso la sua infanzia e adolescenza a San Telesforo Jonico, con sua madre e gli amici Nicola e Michele. Ed è proprio nel suo paese d’origine che fa ritorno nel 2014, come nuovo maresciallo a capo della locale stazione dei carabinieri, dopo anni di brillante carriera al nord in cui è stato impegnato anche in operazioni antimafia e antiterrorismo.

Immagina che nel paesino calabrese avrà ben poco lavoro da sbrigare, ma non sa che dovrà fare soprattutto i conti con il proprio passato e con una malattia che rischia di avere la meglio su di lui. Lo aspetta un’estate rovente, una sabbia che brucia come certe ferite del corpo e dell’anima.

La lettura perfetta per chi ama i noir e non disdegna un mix di mistero e humor.

L’intervista a Fausto Vitaliano:

Fausto, benvenuto su “Raccontami di Libri”. Iniziamo parlando del maresciallo Gori Misticò protagonista dei tuoi romanzi.

  • Misticò è un uomo solitario e malinconico. Come altro potremmo definire in poche parole questo personaggio?

Prendo a prestito le parole dell’amico Federico Vergari, il quale definì a suo tempo Gori Misticò “imperfetto positivo”. La trovo una descrizione decisamente compiuta. Misticò è un eroe riluttante, un uomo destinato ad agire sulle cose e sulle persone del proprio tempo, dando il meglio che può per aggiustare l’aggiustabile. E, tuttavia, domandandosi a volte la ragione di tanto sforzo.

  • Quale preparazione, studio, documentazione c’è dietro alla creazione di un protagonista esponente delle forze dell’ordine? E in particolare come nasce il personaggio del maresciallo?

Gori Misticò è nato abbastanza spontaneamente. Nei romanzi che avevo precedentemente scritto e pubblicato compariva quasi sempre – da protagonista o comprimario – un uomo che si caricava sulle spalle il peso del mondo domandando niente in cambio. Quando mi sono reso conto che questo personaggio era perfetto per essere un uomo di legge, altrettanto naturalmente ho capito che non poteva essere che un carabiniere. Il carabiniere è la figura che, tra tutti i tutori della legge, ho sempre visto particolarmente incline alla solitudine (anche se non saprei dire esattamente perché). Per la documentazione mi sono affidato ai documenti e alle preziose informazioni contenute sul sito ufficiale dell’Arma dei Carabinieri. Ma ho chiesto anche qualche “dritta” al comandante della stazione della cittadina nella quale vivo.

  • La Calabria si rende coprotagonista del libro. Secondo te che rilievo assume l’inserimento del protagonista in un determinato contesto sociale, storico e culturale?

Lo diceva già Samuel Beckett che la vita altro non è che figura e sfondo. Gori Misticò vive e lavora in Calabria, ma ha conservato un passato assai importante, sia professionale sia personale, a Milano. In ciascuna delle due situazioni il maresciallo assorbe e trasmette, elabora e consegna. Ma la Calabria che io cerco di raccontare non è la Calabria del degrado e della criminalità organizzata. Non ho gli strumenti né la competenza per poterlo fare. Io mi limito a osservare le persone, me ne incuriosisco, cerco di carpire qualche loro pensiero nascosto. E quando, poi, le racconto, uso la leggerezza e l’umorismo, anch’esse armi potentissime per comprendere il tempo che viviamo. Esistono scrittori e giornalisti che hanno illustrato assai meglio di quanto possa fare io il difficile contesto calabrese. Tra tutti, cito il lavoro di Antonio Talia e quello di Vito Teti.

  • Il malinconico maresciallo Misticò spera di trovare conforto e compagnia nella lettura e nel paesaggio che lo circonda, una volta rientrato al suo paese d’origine. A tuo parere, quali poteri magici ha la lettura sull’animo umano?

È una domanda interessante che meriterebbe un saggio a sé. Preferisco rispondere con le parole di uno scrittore che amo molto, Martin Amis, il quale dice che, in ultima analisi, ogni racconto è un discreto viaggio. Con tutto ciò che implica.

  • L’ultimo anno ha portato a uno stop forzato delle presentazioni in presenza e degli eventi culturali, ripresi da poco, ma è stato quantomeno possibile sopperire attraverso la tecnologia e internet. Quanto è importante per un autore il contatto con il proprio pubblico?

È semplicemente fondamentale. Gli scrittori devono ovviamente essere grati per la tecnologia che ha permesso di parlare del proprio lavoro al pubblico. Ma vedere i visi delle persone che sono uscite di casa per venire a sentire cos’hai da dire è un altro livello di comunicazione. Forse non è nemmeno semplice comunicazione, ma vita.

  • Quali sono i tuoi autori di riferimento e quelli che ami particolarmente nel panorama italiano contemporaneo?

In gioventù ho amato in eguale misura Calvino e Gadda, fuggendo alla presunta (e un po’ sciocca) contrapposizione tra i “seguaci” dei due scrittori. Ritengo inoltre che Daniele del Giudice sia il più grande scrittore italiano vivente e vorrei che la memoria di ciò che egli ha saputo regalarci, fintanto che ha potuto farlo, non andasse mai perduta. Se dovessi, poi, indicare tre romanzi che, nell’ultimissimo periodo, ho particolarmente apprezzato indico “Giovanissimi” di Alessio Forgione, “Una rabbia semplice” di Davide Longo e soprattutto “Al centro del mondo” di Alessio Torino. Quest’ultimo è il mio Premio Strega personale.

“La sabbia brucia” di Fausto Vitaliano
Giugno 2021, Bompiani
Pagine 432
Prezzo di copertina 18,00 euro

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