#Io resto a casa: Lorenza Gianotti ci racconta il suo esordio

Scritto da Laura Argelati
casa

Lorenza Gianotti ci parla del suo esordio narrativo “#Io resto a casa” edito da Porto Seguto: un diario della quarantena che esorcizza con leggerezza lo smarrimento vissuto durante il lockdown, tra disastri casalinghi e figli adolescenti.

A gennaio 2020 nell’appartamento di Lorenza e dei suoi figli è scoppiato il pandemonio: un tubo rotto, la cucina smantellata, le piastrelle rimosse. E due mesi più tardi le loro vite, come quelle di chiunque altro, vengono sconvolte dall’arrivo della pandemia da Covid-19.

Così la donna si ritrova confinata in una casa che sembra un cantiere, carica di ansia e in compagnia dei due figli adolescenti più ingestibili che mai.

Tra la paura di contrarre il virus, i litigi tra i figli, pranzi e cene a base di cibi pronti e la casa ridotta a un colabrodo, a Lorenza occorre una valvola di sfogo. L’idea arriva dalle amiche più care: rispolverare la sua passione per la scrittura. La sfida sarà creare una sorta di diario quotidiano della quarantena, in cui ripercorrere disastri attuali e delle ultime settimane.

Lorenza Gianotti ci racconta di sé e di come è nato “#Io resto a casa”.

Ciao Lorenza e benvenuta su Raccontami di Libri.

  • “#Io resto a casa” è il tuo libro d’esordio ed è strutturato come un diario: racconta con piacevole leggerezza un momento molto difficile della vita di tutti noi, che purtroppo continuiamo a trascinarci dietro. Come è nato questo progetto?

A gennaio 2020 il mio appartamento è stato messo sottosopra per una perdita d’acqua e così, da un giorno all’altro, io e i miei due figli adolescenti ci siamo ritrovati con mezza abitazione devastata: la cucina smontata e accatastata in sala, la camera di mio figlio semidistrutta, un bagno a mezzo servizio e nell’impossibilità di cucinare, lavare i piatti e fare il bucato. Gli operai intervenuti avevano assicurato di sbrogliare la situazione nel giro di poche settimane, ma il lockdown ha bloccato i lavori per tre mesi, costringendo la mia famiglia a vivere una quotidianità surreale. Il 21 marzo, nel corso di una videochiamata, tre mie amiche carissime che sanno quanto mi piace scrivere e quanto sia sviluppato il mio senso dell’umorismo, mi hanno suggerito di postare su Facebook un racconto al giorno, accompagnato da una fotografia, sulle mie disavventure tragicomiche, per poi terminare il giorno in cui fosse stata rimontata la cucina. Sono nati così i 53 episodi del libro che, peraltro, si sono sin da subito rivelati il mezzo migliore, sia per me che per i miei fedeli lettori, per affrontare quel periodo terribile con un po’ di leggerezza.

  • Scrivere del lockdown non deve essere stata un’impresa semplice. Quali aspetti è risultato più difficile e delicato trattare e quali invece hai potuto affrontare con facilità e in modo spontaneo?
autrice io resto a casa

Lorenza Gianotti

A dire il vero, scrivere in tempo reale di lockdown e di Covid, imponendomi un rigore nel farlo, sia per quanto riguarda gli orari, sia per la costanza diaristica, mi ha permesso di dare un ordine e un senso alle mie giornate. La scrittura è stata un vero rifugio nella confusione, un mezzo per dar voce alle mie emozioni e l’ironia un perfetto strumento per vedere le cose da prospettive diverse e per sdrammatizzare una situazione davvero complicata, sia dentro che fuori casa.

  • La tua famiglia si è ritrovata protagonista di un libro… Come hanno reagito?

I miei figli, all’inizio un po’ riluttanti all’idea che le nostre dinamiche fossero messe in piazza, hanno poi accettato di stare al gioco e si sono molto divertiti nel rileggersi. Essere autentici non è sempre facile, ci vuole anche un po’ di coraggio; ho cercato di esserlo fino in fondo, riportando in modo fedele anche il gergo colorito e scurrile dei miei ragazzi. Credo che un domani questo libro sarà per loro una fotografia preziosa e particolare non solo di un periodo storico, ma anche della loro storia personale.

  • Il tuo è un esordio letterario che arriva in età matura. Quale percorso hai seguito e che indicazioni ti sentiresti di dare a chi aspira a pubblicare il proprio manoscritto?

Da ragazza ho riversato su carta il mio mondo interiore di allora e quando mi sono separata è stato naturale riutilizzare la scrittura per sanare le ferite del cuore. Ho frequentato diversi corsi di scrittura autobiografica e creativa. Non è sufficiente saper scrivere bene, è di fondamentale importanza imparare anche a caratterizzare i personaggi, costruire una trama e una tensione narrativa, elaborare dialoghi efficaci e avere la consapevolezza che c’è sempre un modo migliore per scrivere la stessa frase. Ho seguito per svariati mesi anche il corso tenuto da Luigi Spagnol presso il Gruppo editoriale Mauri Spagnol, improntato sulla revisione e sull’editing del testo. Agli aspiranti scrittori consiglio di seguire un percorso formativo per imparare i trucchi del mestiere, di leggere molto per capire come emozionare e agganciare il lettore e di sottoporre il proprio  manoscritto almeno a una persona esterna – meglio un agente letterario – che sia in grado di rivelarne criticità e punti di forza, prima di mandarlo a una casa editrice.

  • Quanto credi sia importante, a maggior ragione in questo momento in cui le presentazioni di libri in presenza sono meno frequenti, il contatto virtuale tra autori e lettori?

Sicuramente in questo momento storico a dir poco complicato, il contatto virtuale tra autori e lettori è diventato importante da una parte, ma dall’altra limitante e penalizzante per scrittori esordienti che hanno una conoscenza superficiale dell’uso corretto dei canali social e alle spalle case editrici medio piccole che curano poco la promozione del libro. In questo caso il passaparola diventa fondamentale.

  • A quali autori sei particolarmente legata e fanno parte del tuo bagaglio culturale?

Difficile scegliere degli autori di riferimento, preferisco citare qualcuno dei tanti libri che hanno lasciato un segno nella mia formazione: “Madame Bovary” per l’analisi psicologia dei personaggi, “Caos calmo” per la fluidità della scrittura che sembra rincorrere i pensieri, “La fine è il mio inizio” per la forza e l’energia che riesce a trasmettere, “Mangia, prega, ama” per avermi fatto sentire meno sola nel mio dolore di donna che cercava di ricomporre la propria vita. E poi “I promessi sposi”, “1984”, “Paula”, “Cigni selvatici”, “Lettera a un bambino mai nato”, “Il piccolo Principe”, “On writing”, “Canto di Natale”, “Uno, nessuno e centomila” e – perché no? – “Piccole donne”.

  • Per concludere, non possiamo non domandarti quali progetti hai per il tuo futuro letterario…

Sto ultimando la stesura di un altro romanzo e sto lavorando a un libro di filastrocche per bambini. Ho anche un sogno nel cassetto: vedere “#Io resto a casa” sui grandi schermi. Sapete com’è… Avrei voglia di ridere un po’!

 “#Io resto a casa” di Lorenza Gianotti
21 giugno 2021, Porto Seguro
Pagine 244
Prezzo di copertina 15,90 euro

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1 comment

Luca Sottile 30 Gennaio 2022 - 5:31 pm

Libro molto divertente che serve a guardare al covid con una prospettiva più scherzosa e leggera, consigliato.

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