L’uomo che amava i libri | Patrick deWitt

“L’uomo che amava i libri” di Patrick deWitt, pubblicato in Italia da Neri Pozza, è un romanzo dolceamaro, esilarante e malinconico al contempo, con un protagonista che, narrato prima da anziano, quindi da giovane adulto e poi da bambino, si rivela straordinario nella sua innata ordinarietà

Scritto da Carlotta Pistone
l'uomo che amava i libri

Bob Comet ha settantun anni, da quarantacinque è divorziato e, ormai in pensione, per tutta la vita ha fatto il bibliotecario, seguendo la sua unica passione e aspirazione: leggere e dedicarsi ai suoi amati libri. Solo e solitario, senza amici né particolari hobby, se non lunghe passeggiate prive di una meta precisa, si considera una persona né buona né cattiva, né felice né infelice, un anziano ordinario, così come è stato un ragazzo e prima ancora un bambino ordinario. L’unico elemento in qualche modo estroso che gli si può attribuire è il color menta della casa in cui ha sempre abitato, in un quartiere residenziale di Portland, Oregon, comprata dalla madre e poi da lui ereditata. Bob Comet è il classico uomo che molto semplicemente ha trascorso l’intera esistenza lasciandosi vivere, immerso nelle storie dei suoi romanzi anziché nella vita vera, ed è convinto che niente e nessuno potrà mai smuoverlo dal lento incedere delle sue giornate tutte uguali. Almeno finché, durante una delle sue camminate, non si imbatte in Chip.

Chip, abbigliata come un’adolescente ma con una zazzera di capelli bianchi sulla testa, gli appare da subito svanita, persa nel suo mondo. E in effetti si è proprio persa, dopo l’ennesima fuga dal centro anziani in cui risiede e dove Bob prontamente la riporta, certo non immaginandosi che quel luogo dimora di suoi più o meno coetanei, anche se tutti con qualche rotella fuori posto, è destinato a cambiargli la vita, a regalargli un desiderio inaspettato e insperato, del tutto nuovo: quello di familiarizzare, di conoscere quella gente e di farsi conoscere da loro.

In veste di volontario, non sapendo da che parte cominciare e dopo un fallimentare approccio letterario a base di Edgar Allan Poe e autori russi, decide quindi di seguire il suggerimento di Maria, responsabile del centro e donna straordinaria, dalla infinita pazienza. «Vai un po’ in giro, muoviti per il centro. […] Chiedi a qualcuno come si chiama e poi presentati. È una specie di cocktail party, senza cocktail però». Ed è così che, settimana dopo settimana, Bob inizia a conoscere gli ospiti più bizzarri del centro. Come lo sboccato ex dongiovanni Linus, ora costretto su una sedia a rotelle e devastato dall’obesità e da tutta una serie di vizi, oppure la depressa Jill, pessimista cronica con un’ossessione per i puzzle. E comincia a carpire dettagli del loro passato che si mescolano al presente, non sempre spiegandone o giustificandone l’attuale condizione, o almeno non in modo chiaro e del tutto plausibile. Ma poco importa, perché finalmente Bob si sente parte di una realtà che è in grado di sorprenderlo e dove riesce a sua volta a dimostrarsi utile e interessante.

Bob fece una strada diversa per tornare a casa, un tragitto lungo e tortuoso. Non era per ammazzare il tempo, perché Bob non era il tipo che ammazzava il tempo; ma sapeva che quando entrava in casa, la parte della giornata in cui poteva succedere qualcosa di inatteso era finita, e non era ancora pronto per quel momento.

“L’uomo che amava i libri” di Patrick deWitt, romanzo pubblicato in Italia da Neri Pozza e tradotto da Federica Aceto, non è però solamente il racconto del Bob Comet settantenne, anzi. Dopo questa sorta di lungo preambolo ambientato negli anni duemila, l’autore fa un salto indietro nel tempo per dedicarsi al Bob ragazzo, che “fin da giovanissimo aveva il dono dell’invisibilità”, quindi all’iniziazione al mondo bibliotecario a cui segue l’incarico alla biblioteca pubblica, il posto “dove Bob Comet diventò se stesso”, passando per la morte improvvisa della madre, che non gli aveva mai rivelato chi fosse suo padre. Ma soprattutto, al centro di questa seconda parte del romanzo, ci sono i due incontri più importanti della sua vita: quello con l’unica donna che avrebbe mai amato, Connie, e quello con l’unico vero amico che avrebbe mai avuto, Ethan, entrambi con una personalità sopra le righe, in particolare se paragonati a Bob, entrambi destinati a spezzargli il cuore.

E in quel momento cominciò a rendersi conto che c’era qualcosa di pericoloso che si muoveva verso di lui, e che, nonostante tutte le manovre scaltre che poteva inventarsi e mettere in pratica, non avrebbe avuto possibilità di scampo.

E infine la parentesi avventurosa del Bob Comet undicenne, probabilmente l’unica di tutta la sua vita: una fuga da casa piuttosto insospettabile da parte di un bambino tanto timido e impacciato, ma “non del tutto casuale; erano mesi che giocava con l’idea di andarsene”, a causa della sua evidente infelicità e, ovviamente, delle sue letture. Una funambolica fuga durata giorni al seguito delle teatranti Ida e June, popolata da eccentrici personaggi ognuno, agli occhi del piccolo Bob, rivelatore di stravaganti imprese e sprazzi di lungimirante saggezza.

«Un giorno, Bob, quando anche tu sarai anziano come me e ti ritroverai di colpo con la passione di ripiegare la biancheria o tosare l’erba del prato, ricordati del tuo amico Leslie More, morto da chissà quanto tempo, che ti diceva di accettare la felicità quando ti passa davanti, e in qualsiasi forma».

“L’uomo che amava i libri” è un romanzo dolceamaro, nella sua comicità molto profondo, dove le gesta spesso inconsapevoli ed esilaranti di un protagonista da sempre arresosi al cospetto della propria innata mediocrità, strappano più di una sorriso, lasciando però dentro un certo senso di malinconia. La malinconia per tutto ciò che è stato, o, in questo caso, che non è stato. Per l’irrisolto che ormai si sa di non aver più il tempo di risolvere. Una malinconia che aleggia tra le pagine fino al lieto epilogo, forse un po’ scontato, ma che il Bob Comet anziano, quello che più resta nel cuore dell’intera narrazione, quello che finalmente ha deciso di provare a vivere, quello che rivela quanto di straordinario può emergere dall’ordinarietà, si è decisamente meritato.

“L’uomo che amava i libri” di Patrick deWitt
Traduzione di Federica Aceto

24 Ottobre 2023
Pagine 320
Prezzo di copertina 18,00 euro

 

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