Tornare dal bosco | Maddalena Vaglio Tanet

Con “Tornare dal bosco”, edito da Marsilio e tra i dodici finalisti del Premio Strega 2023, Maddalena Vaglio Tanet ha scritto un romanzo corale che evoca i tratti della fiaba, dove il bosco è al contempo protagonista e sfondo di un intreccio di storie di adulti che sono stati bambini e di bambini che si rivelano guida – dal buio alla luce – per gli adulti

Scritto da Carlotta Pistone
bosco

Quando la maestra Silvia quella mattina non si presenta a scuola, per tutti è chiaro da subito che deve esserci un collegamento. Un legame tra la sua cattedra vuota e il banco che Giovanna non occuperà mai più. Perché Giovanna, una ragazzina difficile, in quinta elementare da ripetente, imprigionata dentro un corpo cresciuto troppo in fretta che lei non sa gestire e per la madre è una dannazione, si è suicidata. E la maestra, una donna completamente dedita al lavoro, conosciuta e benvoluta da tutta la comunità, di certo innocua, solo un po’ sciatta e sempre con la testa per aria, è scomparsa, inghiottita dal bosco.

È con questa doppia tragedia che si apre “Tornare dal bosco” di Maddalena Vaglio Tanet, romanzo edito da Marsilio ispirato a fatti realmente accaduti nella famiglia dell’autrice, la cui trama sembra partire dai toni del giallo, per arrivare poi a evocare i tratti della fiaba.

Gli anni sono i primi Settanta, il luogo è un piccolo paese a pochi chilometri da Biella, circondato da quella vegetazione rigogliosa, fitta e oscura, popolata di animali selvatici, tipica dei pendii collinari che salgono alla montagna e che ancora sopravvive all’industrializzazione.

Una vegetazione che fa paura se ci si perde, ma affidabile quando non si vuole essere trovati, quando ci si vuole allontanare da una realtà divenuta all’improvviso intollerabile, per abbandonarsi a un mondo parallelo di angosce che tornano dal passato e di allucinazioni ancorate al presente.

“La maestra avanzò barcollando, senza far caso a niente; era inebetita e negli occhi le succedevano cose che non avevano nulla a che fare con quel luogo presente. Appena oltre la soglia si lasciò cadere sul pavimento e smise di muoversi”.

Chiusa per giorni in un fatiscente capanno di cui nessuno ha più memoria, senz’acqua né cibo, in stato di delirio Silvia rivive il rigore troppo spesso crudele e le umiliazioni del collegio di suore dove, rimasta orfana e affidata ai nonni, ha trascorso l’adolescenza. Ma in quel capanno rivede anche Giovanna, l’alunna che aveva preso sotto la sua ala, quasi fosse stata una sua missione salvarla, una sua responsabilità. E se la ritrova davanti fradicia di pioggia, o forse dell’acqua del torrente in cui è precipitata, allora il senso di colpa si fa insostenibile. Era stata la maestra a telefonare a casa della ragazzina dopo l’ennesima assenza, pur consapevole della dura punizione che ne sarebbe seguita. Poi, la sera stessa, Giovanna ha aperto la finestra e si è buttata.

«Mi spiace tanto per la maestra Canepa. Poveretta, mi aveva chiamata per dirmi di non sgridare Giovanna. Poveretta. Ha reagito male, neanche fosse lei la madre.»

Tutto il paese sta cercando Silvia in ogni dove, anche se in molti ormai hanno perso la speranza che sia ancora in vita. Silvia però non è morta, non ancora, e a scovare casualmente il capanno è Martino. Un bambino che non è nemmeno della zona, si è appena trasferito da Torino perché l’aria buona di montagna fa bene all’asma che lo affligge. Ma lì non ci vuole stare, si sente solo, isolato, derubato della sua giovane esistenza di città che tanto amava. Sa chi è la maestra, frequenta la stessa scuola di Biella dove lei insegna, sa anche che è scomparsa, ma stenta a riconoscere quel corpo accasciato e lercio, gli occhi che guardano il vuoto, la bocca che si apre e si chiude restando muta, se non per quelle poche parole soffocate: “Non dirlo a nessuno”. Ed è quello che fa Martino, contro ogni logica decide di tacere.

“Il segreto era un fardello e un risarcimento. Era qualcosa su cui solo lui poteva decidere. Non sua madre e suo padre, non gli adulti”.

Continua però a tornare dalla maestra, a prendersi cura di lei. Sulle prime ne è spaventato, dall’aspetto moribondo e della mente distante e distorta. Le parla senza riuscire a comprenderla. Poi inizia a farle domande e ascolta risposte che una dopo l’altra acquisiscono senso. Così il bosco in cui fuggire e rifugiarsi, per la maestra nell’oblio della propria sofferenza, per Martino nella magia dell’avventura, da custode di cupi segreti si trasforma in occasione di rinascita.

Maddalena Vaglio Tanet ha scritto un romanzo corale dove il bosco è al contempo protagonista e sfondo di un intreccio di storie di adulti che sono stati bambini e di bambini che si rivelano guida – dal buio alla luce – per gli adulti. Un romanzo in cui il senso di apprensione e coinvolgimento crescono di pari passo, capitolo dopo capitolo, muovendosi verso una risoluzione che non contempla la certezza di risposte ma si apre alla possibilità di una speranza. 

“Tornare dal bosco” è tra i dodici finalisti del Premio Strega 2023.

“Tornare dal bosco” di Maddalena Vaglio Tanet
28 Febbraio 2023, Marsilio
Pagine 256
Prezzo di copertina 17,00 euro

 

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