Si fermò un momento sulle alture da cui si vedeva Piazza al Serchio sdraiata per lungo tra il fiume e le colline. Il borgo si snodava in un susseguirsi di case su cui convergevano le strade di collegamento tra la Garfagnana, la Lunigiana e l’Emilia Romagna. […] Il profumo nell’aria annunciava tempi in mutazione.
La Garfagnana. Una verdeggiante e selvaggia valle di borghi medievali, boschi e altipiani, racchiusa tra le Alpi Apuane e gli Appennini, nel nord della Toscana. È qui che i tedeschi si sono insediati. Siamo nel 1944, mancano ancora mesi alla fine della Guerra e i nazisti non lo vogliono ammettere, ma in realtà sono in fuga dall’avanzata degli Alleati, protetti soltanto più dalla Linea Gotica, che per il momento tiene lontano lo scontro.
Quando però i tedeschi arrivano nel paese di Piazza al Serchio e nelle frazioni limitrofe, occupando case, razziando cibo e bestiame alla povera stremata gente del luogo, il nemico che per primo devono scovare e sconfiggere, nascosto fino quasi a rendersi invisibile nei metati tra il folto della vegetazione, è la Resistenza Partigiana.
Uno dei fratelli di Anna è un partigiano, l’altro viene tenuto prigioniero in Germania e nessuno sa se mai farà ritorno da loro, dalla moglie e dai due figli.
Anna, protagonista de “La segnatrice”, primo romanzo letterario di Elena Magnani, pubblicato da Giunti, è una ragazza molto bella, è determinata e coraggiosa. Al padre morto in Guerra aveva promesso di prendersi cura della famiglia e lei è certa di possedere la forza per mantenere tale promessa. E poi Anna possiede un dono. Lei è una Segnatrice. Attraverso successioni di gesti e preghiere, mescolando, spargendo, applicando erbe, ha il potere di guarire le persone, di riconoscere il male e allontanarlo da loro. Una pratica segreta che le viene tramandata dalla zia Maria attraverso lasciti ogni Vigilia di Natale. Un dono che bisogna saper gestire, che deve essere usato unicamente per fare il bene, da cui non lasciarsi tentare per altri fini. Perché, come la stessa zia le ribadisce più volte, senza essere ascoltata, non ci si può intromettere nel destino, non si possono cambiare i piani di Dio. Gli eventi, seppur terribili, devono seguire il loro corso, altrimenti le conseguenze potrebbero essere ancor peggiori.
A volte Dio cambiava le carte in tavola, per un suo piano imperscrutabile. In alcune circostanze un Segnatore doveva combattere il male e anche il volere di Dio. Per Maria era sbagliato, per lei, e forse anche per suo padre, non lo era.
E Anna, che vorrebbe maldocchiarli tutti quei nazisti che hanno invaso le loro terre, e che detesta la squadra che si è presa la sua casa, capeggiata dal gelido tenente Matthias von Bauer, si ritrova proprio con lui invischiata in una situazione in cui mai avrebbe voluto finire, sospesa tra due fuochi, decisa a perseguire i propri giusti ideali, facendo da spia per i partigiani, ma al contempo sempre più accecata da un amore impossibile.
Doveva stare lontano dal tenente. La sua mente non era più integra, intaccata dal cuore avrebbe commesso qualche mancanza e non poteva permetterselo.
Proprio come Matthias, un uomo che è ancora un ragazzo, indurito dal conflitto e dal suo spietato ruolo, segnato nel profondo da un torbido scandalo familiare. Lui non può venir meno agli ordini, al regime in cui crede. Ma come può sacrificare la ragazza che gli ha donato sentimenti di non cui non si credeva più capace, per salvare la loro vera spia tra le fila della Resistenza?
“La segnatrice” è un romanzo collocato in un ben preciso contesto storico, dove la Seconda Guerra Mondiale non fa semplicemente da sfondo. Il terrore, le ingiustizie, la povertà, le lotte fisiche e interiori provate da chi quel terribile periodo l’ha vissuto, emergono con forza dal racconto dell’autrice. Leggendo queste pagine viene poi naturale schierarsi, tutti sappiamo da che parte vogliamo stare, ma… Ma la potenza di questa storia la si ritrova anche nella capacità che Elena Magnani ha avuto nel mostrare le debolezze, i conflitti tra mente e cuore, lo smarrimento di fronte al vacillare di principi e ideali, il sopravvento dell’istinto, che sono propri di ogni essere umano, “buono” o “cattivo” che sia, nessuno escluso.
La Magnani ti fa odiare, insieme ad Anna, Matthias, ma poi ti fa sperare che tra loro scoppi quell’amore così passionale, tanto inammissibile quanto irresistibile. E in qualche modo puro, in mezzo a una realtà di violenza e sangue. Seguendo Anna, mentre porta al pascolo Morina, quando lavora le erbe, durante le scorribande notturne, si resta affascinati dalla sua tenacia, tanto risoluta da diventare rischiosa, per se stessa e per le persone che ama, che lei è decisa a salvare tutte, a ogni costo.
Doveva essere una Segnatrice, una spia della formazione Mulargia, un’informatrice dei tedeschi e far incastrare tutto perché nessuno ne soffrisse. I suoi compagni, suo fratello, la sua famiglia. Doveva stare attenta e calcolare ogni mossa.
E ci si sente partecipi dei suoi tormenti, perché non tutti possono essere salvati, e perché, come predetto dalla zia, quando si possiede un dono come il suo, non se ne può abusare, men che meno per raggiungere i propri scopi, seppur legittimi e comprensibili.
Infine, a rendere “magico” questo potente romanzo di guerra e amore, è proprio la pratica della segnatura, una tradizione profondamente legata alla religione cattolica e caratteristica della Garfagnana, di cui vi si trova traccia fino alla fine degli anni ’80. E nella quale ci si addentra, pagina dopo pagina, incantati e incuriositi, grazie alla storia di Anna e alla coinvolgente narrazione di Elena Magnani.
“La segnatrice” di Elena Magnani
23 Febbraio 2022, Giunti Editore
Pagine 408
Prezzo di copertina 18,00 euro