C’è sempre un momento, nei romanzi di Arnaldur Indriðason, in cui la neve smette di essere semplice paesaggio e diventa personaggio. In “Con la massima discrezione” è proprio la tormenta che avvolge Reykjavík ad aprire il racconto, imbiancando tutto e creando quella sospensione temporale che permette ai segreti sepolti da decenni di riaffiorare. È dentro questo silenzio ovattato che una vedova trova, fra i ricordi di un marito appena scomparso, una pistola tedesca nascosta in garage: un oggetto estraneo, che non avrebbe dovuto esserci, e che invece si rivela legato a un delitto commesso nel 1955.
Indriðason è maestro nel prendere un dettaglio apparentemente minimo e trasformarlo in un varco sul passato. Così accade: l’arma diventa un ponte verso una Reykjavík ancora povera, segnata dal dopoguerra e dalle contraddizioni di una società in trasformazione. Per l’ex ispettore Konráð, ormai in pensione, quella pistola non è soltanto una prova: è anche un’ombra che lo riporta alla figura ambigua del padre e a legami mai del tutto chiariti con il crimine.
Il romanzo si muove su due livelli temporali, intrecciando indagini presenti e ricordi lontani. L’autore scava lentamente, come chi dissotterra una verità che resiste al tempo. Emergono storie di miseria, di baracche tirate su alla periferia della capitale islandese, di comunità che sopravvivevano a fatica in un Paese dove la durezza del clima si sommava a quella delle convenzioni morali. Particolarmente toccante è il modo in cui l’autore restituisce la condizione degli omosessuali in quegli anni, costretti a vivere nell’ombra, schiacciati da pregiudizi che avevano la stessa consistenza opprimente della neve che cade incessante.
Konráð, figura centrale e al tempo stesso fragile, è parte di questa tensione tra memoria e oblio. Non è l’eroe classico, ma un uomo che fa i conti con il proprio passato, con compromessi e scelte che lo hanno reso più simile al padre di quanto avrebbe voluto. Lo scrittore lo dipinge con sobrietà, senza mai cedere alla retorica.
Uno degli aspetti più interessanti del libro è la riflessione sulle comunità spiritualiste, con i medium che, specie negli anni Cinquanta, offrivano conforto a chi cercava di entrare in contatto con l’aldilà. Questi dettagli, che in altri gialli rischierebbero di essere puro folklore, qui diventano un tassello autentico del contesto storico, capace di restituire la sete di speranza di una popolazione in cerca di risposte.
Lo stile è quello tipico di Indriðason: essenziale, privo di compiacimenti, ma capace di scalfire il lettore con immagini rapide e incisive. La neve, il buio, i silenzi: non sono semplici scenografie, ma sostanza narrativa.
“Con la massima discrezione”, pubblicato in Italia da Gunada, è un giallo ben congegnato, ma soprattutto un romanzo sulla memoria, su come i segreti sepolti possano riaffiorare con forza e condizionare il presente. Indriðason conferma la sua capacità di raccontare l’Islanda come terra di contrasti, dura e fragile, moderna e antica allo stesso tempo.
“Con la massima discrezione” di Arnaldur Indriðason
Traduzione di Alessandro Storti
1° Luglio 2025, Guanda
Pagine: 352
Prezzo: 19,00 euro
