Henrik e Konrad non si vedono da quarantuno anni. Un tempo erano amici inseparabili, ma qualcosa — mai detto, mai chiarito — li ha allontanati per sempre. Ora, dopo una vita intera trascorsa nel silenzio, si ritrovano faccia a faccia in una vecchia residenza aristocratica, immersa nella quiete di una foresta. È notte. Il camino è acceso. E il passato bussa alla porta, deciso a farsi ascoltare.
“Le braci” di Sándor Márai non è solo un romanzo sull’amicizia. È una resa dei conti lenta, intensa, costruita attorno a un dialogo che scava nell’animo umano con precisione chirurgica. Henrik parla, ricorda, accusa. Konrad ascolta, o forse si difende col silenzio. Ogni parola pesa, ogni pausa brucia. Non ci sono colpi di scena, eppure la tensione è palpabile. È una storia che tiene incollati perché racconta qualcosa che tutti, in fondo, conosciamo: il bisogno di capire, di perdonare, di dare un senso a ciò che ci ha fatto male.
La scrittura di Márai è elegante, mai banale. Pennella emozioni e paesaggi con la stessa delicatezza, riuscendo a rendere la vecchia casa non solo un’ambientazione, ma una vera e propria presenza. I corridoi, le stanze, l’odore del legno e della polvere… tutto contribuisce a creare un’atmosfera sospesa, densa di malinconia, che accompagna il lettore dall’inizio alla fine.
E poi c’è quel tema che torna sempre, sottile ma potente: cosa resta di noi dopo una vita intera? Siamo le scelte che abbiamo fatto, o quelle che non abbiamo avuto il coraggio di affrontare? “Le braci” ci invita a guardarci dentro, a riconoscere le nostre ombre, a fare pace con ciò che non possiamo più cambiare.
Pubblicato la prima volta nel 1942 (e arrivato in Italia nel 1998), quello di Márai è un romanzo profondo, intenso, che lascia il segno. Perfetto per chi ama le storie che parlano sottovoce, ma sanno arrivare dritte al cuore.
“Le Braci” di Sàndor Màrai
2008, Gli Adelphi
Pagine 181
Prezzo di copertina 12,00 euro