Ci sono lavori che necessitano di una profonda vocazione. E ci sono persone che questa vocazione ce l’hanno dentro, innata o maturata col tempo. È il caso di Zoe Evans, che di professione fa l’infermiera alla periferia di Bath, in una villa vittoriana trasformata in hospice: The Oaks. Sì, perché il compito e la missione di Zoe è quella di accompagnare, per quanto possibile, alla buona morte i suoi pazienti, anziani, giovani e bambini, le cui vite sono state spezzate da terribili mali.
Però, nell’occuparsi di loro, Zoe pensa anche a chi resterà, proponendo a chi è ormai giunto alla fine di dettarle o lasciarle una lettera, rigorosamente scritta a mano, che al momento giusto consegnerà di persona. Oppure è lei stessa a vergarle, interpretando con tatto e grande cuore gli altrui sentimenti. E se molti sono messaggi che racchiudono parole di conforto per i cari che dovranno per sempre affrontare la perdita, altri suonano più come un’ultima opportunità per confessarsi o scusarsi, anche per accusare, spesso per risolvere questioni rimaste in sospeso troppo a lungo.
«Io lavoro in un hospice per malati terminali. Quello che faccio io stimola le persone a pensare. Lettere e scritti servono ai pazienti per venire a patti con il processo della morte. Consente loro di congedarsi dalla vita con maggiore serenità», spiegò Zoe, inserendo la prima non appena il semaforo scattò sul verde.
Zoe Evans è la protagonista del toccante romanzo “La collezionista di segreti” (titolo originale: “The Notekeeper”) di Hannah Treave ‒ pseudonimo della scrittrice inglese Fiona Ford ‒, pubblicato in Italia da Newton Compton Editori.
Comunque, l’infermiera Zoe, non si è sempre occupata di malati terminali, così come non ha sempre collezionato i loro segreti. Questa complessa, ma per lei doverosa propensione, che è un vero e proprio dono, è nata in Zoe due anni prima, quando dall’Australia si è trasferita in Inghilterra per fuggire da tutto ciò che poteva ricordarle il suo bambino, Sean, che ha perso in un orribile incidente d’auto. Lei per prima custodisce come il più prezioso dei tesori un ultimo messaggio di Sean ‒ “Io voglio fare il cowboy” ‒, grazie al quale sta riuscendo ad andare avanti, seppur con immensa fatica.
Dall’altra parte del mondo ha abbandonato marito e famiglia, convinta che mai più tornerà indietro, mentre nella nuova realtà che si è costruita ha deciso di concentrarsi solamente sul lavoro e sui suoi pazienti, per nulla su se stessa.
I messaggi erano un’àncora di salvezza, non solo per i suoi pazienti, ma anche per lei.
E di certo non immagina di dover bruscamente interrompere quella pregevole abitudine che l’ha resa famosa e molto amata, l’unico scopo della sua esistenza rimastole. Il suo nuovo superiore, un esperto di problem solving, chiamato a sanare le finanze vacillanti della clinica appena passata di proprietà, ha infatti deciso di metterle i bastoni tra le ruote perché ritiene, per esperienza, che quelle lettere possano causare ripercussioni legali all’hospice.
Il rapporto lavorativo e umano tra Zoe Evans e Ben Tasker parte quindi a dir poco col piede sbagliato, ma è destinato in breve tempo a trasformarsi completamente. Resosi conto delle capacità di Zoe, e dell’utilità del suo speciale operato, Ben si ritrova a fare un passo indietro, cominciando a intravedere dietro la maschera di trascuratezza di quella donna provata dalla vita, una persona straordinaria, sotto molti punti di vista. E Zoe, dal canto suo, dovrà ammettere che Ben, uomo affascinante e dalle tante misteriose sfaccettature, non è poi così male.
Da nemici giurati quali erano, diventano così una squadra nella consegna dei messaggi, e poi una bellissima coppia affiatata, unione forse troppo repentina, ma in cui Zoe sta riscoprendo la gioia di vivere e il coraggio di affrontare il passato. Purtroppo, però, una nuova difficile e dolorosa sfida è destinata a mettere a dura prova il loro amore.
“La collezionista di segreti” è un romanzo che sull’onda della straziante vicenda di Zoe e della potenza dei sentimenti che nascono con Ben, racchiude però una miriade di altre commoventi, e a volte anche divertenti, storie.
Come quella della signora Harper, ricchissima anziana che si ritrova a trascorrere i suoi ultimi giorni proprio a The Oaks, che un tempo era la sua maestosa casa, e in cui non ha mai più voluto mettere piede, fino a quel momento, perché legata a un tragico evento. Oppure quella del piccolo Ricky, di appena quattro anni, e della sua mamma Ella che, come Zoe e grazie a Zoe, dovrà cercare un modo per sopportare la perdita del suo bambino la cui esistenza era appena iniziata. E ancora la storia della ballerina Rebecca che ha deciso di affrontare il suo tumore da sola, ma alla fine, da sola, non vuole morire.
E poi c’è la storia di Sarah, diventata in Inghilterra la migliore amica di Zoe, che insieme alla figlioletta Lottie, dopo essersi offerta di ospitarla per i primi tempi, darà con lei vita a una preziosa convivenza. C’è Candice, l’eccentrica e spumeggiante sorella gemella di Ben. E Miles, collega indisciplinato e sciupafemmine, sul quale Zoe forse si dovrà ricredere.
Certo, anche solo leggendo la trama di questo romanzo, è facile intuire la vena di tristezza che emerge da molte della storie raccontate. Si parla pur sempre di persone che stanno per andarsene, o se ne sono appena andate, per sempre, e di quelle che invece restano e devono cercare di sopravvivere al dolore. Ciò che però colpisce di più è il concetto di “buona morte”, che permea anche i passaggi più malinconici, e quella sensazione di speranza nella vita, e nelle seconde occasioni che nonostante tutto regala, da cui ci si sente pervasi fino al punto finale.
“A volte non ci sono parole, non c’è modo di sfuggire al dolore, ma c’è amore, e ci sarà sempre”.
“La collezionista di segreti” di Hannah Treave
Traduzione di Paola Vitale
29 Novembre 2024, Newton Compton Editori
Pagine 352
Prezzo di copertina 9,90 euro