Mio marito | Maud Ventura

Con il suo brillante esordio, Maud Ventura dà vita a un personaggio femminile che, nella sua ossessione verso il marito, si rivela un caleidoscopio di contraddizioni, insicurezze, manie e deliri. Il risultato è un romanzo divertente, ironico e spiazzante, a metà tra la commedia di famiglia e la tragedia d’amore

Scritto da Carlotta Pistone
Marito

In una coppia all’apparenza in perfetta armonia, una moglie può arrivare a riversare sul marito un amore tanto ossessivo, accecante da convincersi che lui non la ama e non la amerà mai abbastanza? O almeno, mai quanto lo ama lei…

La risposta è sì. Ed è esattamente ciò che prova e di cui è certa la ‘moglie’ protagonista del brillante romanzo d’esordio dell’autrice francese Maud Ventura, pubblicato in Italia da SEM, e il cui titolo non poteva che essere questo: “Mio marito” (“Mon mari”).

Lungo l’arco di una settimana precisa, che segue una cavillosa e umorale suddivisone cromatica, a raccontarci di ‘loro’ è proprio lei, la moglie, bellissima e insoddisfatta quarantenne che insegna in un liceo parigino e lavora da traduttrice. Una donna che ha fatto del marito la propria ragione d’esistere, una buona madre che però ci teneva ben poco a divenirlo. Una voce narrante che spiazza, per la consapevolezza e il distacco con cui mette a nudo il suo cuore e la sua mente, rivelandosi in un meticoloso monologo interiore circoscritto però a un unico punto di vista, il proprio. Una prospettiva al contempo risoluta e vacillante, sferzata da pennellate di profonda tenerezza e picchi di preoccupante delirio.

Loro si sono conosciuti quindici anni prima, da tredici conducono un solido e felice matrimonio, hanno due figli fin troppo ubbidienti e una bella casa borghese a fare da cornice.

Dalla strada la nostra casa sembra un negozio di souvenir che brilla nell’oscurità: è lo spettacolo accogliente che deve trovare mio marito al suo ritorno.

Il classico esempio di coppia ideale, nessuno potrebbe dire altrimenti, e a pensarlo è anche il marito. A lui, uomo affascinante, con una carriera di successo, un grande carisma e una stupenda moglie devota, è evidente non manchi nulla per ritenersi soddisfatto del proprio tenore familiare. Appagamento che è convinto valga per entrambi. Niente di più lontano dalla realtà.

Perché lei, di un sentimento stabile, rassicurante, che si nutre di consolidate abitudini e fiducia reciproca, non sa proprio cosa farsene. Non è disposta ad accettarlo, ne teme le conseguenze. A lei, questo tipo d’amore, non basta.

La sola idea di dover spartire il marito con qualcun altro – figli inclusi –, di non essere continuamente al centro dei suoi pensieri, desideri, discorsi, le è intollerabile. Come le è intollerabile la routine di un matrimonio scontato, che ne è certa, abbia ormai sminuito la sua immagine e la sua desiderabilità agli occhi del marito.

Non ha dubbi in merito: mentre da anni lui la chiama “tesoro”, lei vorrebbe vestire i panni della femme fatale, capace di provocare i brividi dell’amante, l’eccitazione della relazione clandestina.

Per lei, lo chiarisce fin da subito, “la passione degli inizi non si è mai trasformata in tenero affetto”. Lei è ancora innamorata del marito come il primo giorno. Lui è il fulcro del suo universo, il suo sole.

Però, è come se le sfuggisse in continuazione. E intrappolata in una autodistruttiva dipendenza affettiva, vive nella paura di perderlo. Deve solo capire quando, come e a causa di chi lo perderà.

Così, mentre lo studia e lo mette alla prova costantemente, ogni scusa, ogni ritardo, ogni piccola mancanza o disattenzione, ogni sguardo o parola troppo accondiscendente verso un’altra donna, diventano per lei motivo di dubbio, di rancore. Chiari indizi di un amore che sta sfiorendo. Quindi colpe che meritano una giusta punizione.

È proprio il principio della giustizia riparativa, e so per esperienza quanto sia importante stare in una relazione in cui regni un minino di equità.

Pene proporzionate, ovvio. Tipo, se lui dimentica di darle la buona notte prima di addormentarsi, il giorno dopo non riceverà da lei alcuna carezza. Tutt’altra storia, però, è quella della clementina. Un errore irreparabile. Come ha potuto, suo marito, di fronte a una coppia di amici in pieno tripudio di amore e attenzioni reciproche, paragonarla a un frutto insignificante, economico, acidulo, volgare come una clementina? Non poteva scegliere una ciliegia o una mora?

Mi prude tutto il corpo, provo a pensare ad altro. Ma una domanda mi ossessiona: perché la clementina? Se solo potessi rivivere quella cena, riascoltare lo svolgimento della serata per capire come siamo potuti arrivare a questo punto. So che oggi è martedì, il giorno dei conflitti, tuttavia la clementina rimane una dichiarazione di guerra particolarmente forte.

Colpe e punizioni, appunti su comportamenti, brevi considerazioni e sfoghi, elenchi di dati e statistiche. Il tutto puntualmente e puntigliosamente annotato su appositi quadernetti segreti. Una delle sue svariate inconfessabili manie, che le danno l’impressione di riuscire a mantenere il controllo sulla vita di entrambi. L’impressione, appunto…

Con “Mio marito” Maud Ventura ha dato vita a un personaggio femminile che diverte, intenerisce, inquieta. Una donna che è un caleidoscopio di contraddizioni, autoconvinzioni, frustrazioni. Una moglie che vive la vita coniugale come se stesse recitando un copione scritto di suo pugno: alla luce del sole quello della commedia di famiglia, che dentro di lei però assume i tratti del dramma d’amore virante alla tragedia, con un finale che lascia letteralmente senza parole.

“Mio marito” di Maud Ventura
13 Settembre 2022, SEM
Pagine 224
Prezzo di copertina 19,00 euro

 

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