Alessandro Genovese ci racconta il suo romanzo d’esordio

Abbiamo intervistato Alessandro Genovese, autore di "Proprietà degenerative della materia e altre catastrofi", il suo primo romanzo, pubblicato da Edizioni Effetto

Scritto da Carlotta Pistone
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Trama – “Proprietà degenerative della materia e altre catastrofi” è la surreale storia di Palmiro: un uomo apparentemente paranoico, ma in fondo come tanti, in balia delle sue strane vicende della vita. Il fato lo prenderà di mira più volte, su di lui si abbatteranno catastrofi che supereranno l’immaginazione più sfrenata, e proverà tutte le croci e le delizie dell’anima. Una lente acuta, tagliente e ironica metterà a fuoco l’ipocrisia sempre più diffusa, l’inganno dei falsi valori, l’isolamento e la mercificazione dei sentimenti. Una lente che non risparmia nessuno.

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Ed ecco l’intervista all’autore, Alessandro Genovese:

  • Con questo tuo romanzo d’esordio, pubblicato da Edizioni Effetto, hai creato una storia che, seppur con una buona dose di ironia, affronta questioni importanti, che ci toccano un po’ tutti da vicino. Come mai hai deciso di scrivere “Proprietà degenerative della materia e altri catastrofi” e che cosa rappresenta, per te, questo libro?

Prima di tutto vorrei spiegare che “Proprietà degenerative” (riduco drasticamente il titolo per compassione verso il/la disgraziato/a che leggerà questa risposta) è il frutto di anni di letture e di conseguenti riflessioni di autori con la “A”, tali Saramago, Bulgakov, Calvino, Buzzati, Camus, Garcia Marquez, Mendoza, Kafka, Gogol…, i quali, con molta più maestria di me, usano l’ironia o il paradosso o entrambi, per infrangere una cortina di schemi e di stereotipi e proiettare il lettore in realtà parallele, inverosimili ma assai vicine ai tempi che viviamo. E la metafora, elemento simbolico per antonomasia, se somministrata con dosaggio controllato e funzionale, secondo me, o almeno su di me, agisce da “ariete” nella mia coscienza come nessun altro strumento narrativo. Le favole, per esempio, sono piene di metafore eppure vengono capite benissimo dai bambini (anche da quelli cresciuti).

Sebbene “Proprietà degenerative” sia il mio primo romanzo, e giuro non l’ultimo su argomenti etici, ho voluto affrontare l’avidità perché credo che sia il male peggiore che affligge l’umanità. Insomma scriverlo è stato più un atto di ribellione pacifica e di critica sottile che un moto dell’anima fine a se stesso. Perché credo che la lettura, e di conseguenza la scrittura, debba provocare una piccola ma vibrante scossa interiore (della coscienza e dell’intelletto).

  • Palmiro, il tuo protagonista, nel suo inesorabile precipitare in una spirale di decadenza, è un personaggio complesso e potente e immagino non sia stato semplice dargli vita. Che sentimenti hai provato per lui mentre lo raccontavi?

Palmiro è stato concepito in una notte di follia creativa dall’unione virtuale tra una storia paradossale in ovulazione (la madre) e un video virale postato su YouTube di una mandria umana lanciata al galoppo bipede verso la conquista dell’ultimo irrinunciabile cellulare a prezzo ingannevolmente dimezzato, ma in realtà pieno (il padre). Palmiro quindi, non poteva che nascere e lentamente crescere come un ibrido tra il comico e il tragico, tra il vero e il surreale, tra il grottesco e il tremendamente serio. Lui doveva veicolare e rappresentare, ma senza rendersene conto (poverino!), tutta la complessità, la mediocrità, la meschinità, e l’ingenuità dell’uomo moderno (troppe “à”, sorry). Ridere di lui però è anche ridere di sé stessi. Perché nessuno è tanto virtuoso (o folle?) da riuscire a non soffrire di questi difetti, che tuttavia ci rendono più umani. Palmiro quindi, è ognuno di noi e non posso che provare per lui simpatia (e un pizzico di pena).

  • Attorno a Palmiro orbitano inoltre una serie di personaggi molto particolari, ognuno dei quali ha un ruolo ben definito in rapporto al protagonista. Senza svelare troppo, ci parli del Molina, di Tebaldo e di Pilar?

genoveseSiamo animali sociali, si sa, e Palmiro, forse, lo è ancor di più proprio perché diffida degli altri. Il suo timore, infatti, denuncia una debolezza interiore che lo rende incapace di contrastare gli stimoli esterni e di gestire i propri sentimenti o impulsi. I tre personaggi che interagiscono nella storia rappresentano, in un certo senso, chi è davvero, chi vorrebbe essere e chi potrebbe essere. Questi “specchi” tuttavia, vuoi per una opacità dovuta alla sua miopia intellettiva, vuoi perché ottenebrato dalla chimera di raggiungere una condizione superiore, funzionano solo parzialmente. Verso la fine della storia, tuttavia, Palmiro, per un attimo, si vedrà riflesso in tutti e tre.

  • E poi ci sono le prodigiose sfere, estasi e rovina per il nostro Palmiro. Come ti è venuta l’idea di questo affascinante elemento magico?

Le sfere hanno una duplice funzione: intanto rappresentano la perfezione ed è a ciò che un mediocre come Palmiro aspira, poi, sono metafora degli oggetti, o più in generale, del materialismo. Tant’è che nella storia hanno un peso incredibile e una capacità terapeutica pari a quelle cose (frivole ed effimere) che desideriamo e che sembra ci aiutino più di qualunque atto o parola di solidarietà a mandare avanti le nostre vite.

Con queste premesse e significati, non stupirà che Palmiro (al pari di noi… perché è uno di noi!) darà fondo a tutte le sue risorse economiche, fisiche ed emotive pur di averne quante più possibili. La magia delle sfere, in fondo, è più nera che bianca.

  • Infine, parliamo dell’autore… Che cosa significa per te scrivere? O, se preferisci, che importanza ha la scrittura nella tua vita?

Per me scrivere significa resistere. Alle idee scontate, al sistema marcio, alle cose che non vanno, ai mali del mondo. Lo faccio con la massima umiltà ma con molta determinazione perché credo che il pensiero libero sia uno strumento che dovrebbero usare tutti senza però pretendere di essere dei santoni dell’ideologia. Più che un vate (lungi da me!) mi sento un interlocutore “a distanza” coi miei lettori. Loro, spero, che dopo avermi letto capiscano il mio messaggio ed esprimano la loro impressione con sincerità. Questa è la vera ricchezza dello scrivere! Almeno per me.

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